mercoledì 13 maggio 2009

Capolinea?


In Italia muoiono 4 lavoratori al giorno. Gli altri sopravvivono alla precarietà ed allo sconforto, all'amianto ed ai diserbanti. Soccombono alla corruzione ed al mobbing, al qualunquismo ed all'abitudine, alla burocrazia ed alla mafia, ai partiti ed ai sindacati. Qualcuno si arma e combatte, si autorganizza e prende coscienza, un po' per non affogare nell'acqua alta della burocrazia ed un po' per convinzione, un po' per caso ed un po' per sbaglio.

Tutti, vivi e morti, sopravvissuti e naufraghi sono la ciurma anemica alla deriva nel mare inquinato del lavoro.

Dalla nostra parte del mondo la bomba è già scoppiata.

Le mie scarpe, il mio cappello, il giocattolo di mio figlio, persino la frutta che mangio provengono dalla Cina o dalla Romania.

Da noi il lavoro è uno zombie impaurito dall'alba che lo ridurrà in cenere smascherandone l'inconsistenza.

Un fantasma che trascina rumorose catene, ma che è più finto del lenzuolo che lo copre.

Questo cimitero che chiamiamo mercato od economia globale o globalizzata dobbiamo imbellettarlo e proporlo come un prodotto ancora smerciabile.

Un angolo di terra non edificabile dove trasformare la fine della vita provvisoria nell'eternità della morte senza fine.

E' la corrida, dove la morte si trasforma in una cerimonia priva di dolore, in uno spettacolo dove possiamo ancora credere di essere spettatori muniti di biglietto. Biglietto d'entrata che assicura un'uscita senza spiacevoli conseguenze.

Invece quel toro spaesato siamo noi.

Eppure c'è ancora la possibilità che il torero soccomba. Che il corno vinca la spada. Che la vittima sopravviva al carnefice.

C'è ancora.

Ancora per poco.....

(estratto dalla prefazione di Ascanio Celestini al romanzo "Cordiali saluti" di Andrea Bajani)


"Working hard to make a living, bringing shelter from the rain, a father’s son left to carry on, blue denim in his vein. Oh, oh, oh, he's a working class man....."

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